Ieri sera al Teatro Dal Verme di Milano Brunori SAS ha presentato “BRUNORI SRL: una società a responsabilità limitata”. Noi ci siamo state, qui la recensione.
Se non avete trovato il biglietto perché il teatro era sold out é colpa di Brunori. Se invece eravate in sala ma avete perso l’ultima metro è colpa di Brunori. Ho visto fotografi ridere durante i monologhi, ho visto hipster muovere il sedere al ritmo di “Mambo reazionario” e le peggiori menti della mia generazione tenere il cellulare in tasca e gli occhi sul palco. Dove, tra l’altro, non succedeva assolutamente nulla di rilevante alla vista perché la scarna scenografia consisteva in Brunori in piedi sotto l’occhio di bue o Brunori seduto e illuminato da luce violetta.
Eppure il cantautore calabrese ha rapito 1200 persone con due ore e mezza di spettacolo, solo con la sua voce, la sua semplicità e la sua simpatia affinata in anni e anni passati a recitare la parte del ragazzino cicciottello ma divertente. Ci descrive proprio il piccolo Dario, che si cantava da solo ninna nanne degne di un film di Dario Argento e insultava i bambini dicendo “Sciocco di un fiorellino stracciato”. Cioè, per fortuna faceva ridere e suonava la chitarra! Alle canzoni cantate al piano accompagnato dalla band, da “Arrivederci tristezza” a “Il pugile”, da “Kurt Cobain” e “Bruno mio dove sei”, si intervallavano ironici e intuiti i monologhi di Brunori che ci ha fatto sbregare dalle risate. Uno show che aveva come filo conduttore il senso di colpa: per i supermercati come Eataly che amano la semplicità dei poveri ma non i poveri, per i programmi come Masterchef che sembrano un incrocio tra Full Metal Jacket e Schindler’s List dove in gioco non ci sono vite ma uova in camicia, per i nostri leader così artificiosamente sicuri di sé, per l’invenzione del purgatorio che ci immaginiamo come una grande zona lavori dell’Expo con dei vecchietti a mani incrociate che guardano e passeggiano. Ma la Brunori SRL è ben lontanta dal provocare una catarsi collettiva e molto più vicina ad una serata tra amici con la bottiglia di vino in mano e i sandali ai piedi che sanno lamentarsi di tutto e prendersi la responsabilità di niente. Quelle canzoni, quella voce intensa, quella poesia che sa descrivere noi eterni bambini che non vogliamo saperne di diventare adulti sono il nostro grande premio del venerdì sera. Peccato che non ci suoni “Rosa”. E allora diamo tutta la colpa a Brunori e dormiamo sogni tranquilli.