Sono passati sette anni da quel 30 settembre 2006, giorno in cui il tempio del CBGB venne definitavamente dissacrato mentre la sacerdotessa del rock offriva per un’ultima volta la sua voce a quelle pareti sacre che presto avrebbero ospitato un negozio di vestiti.
Il CBGB, per i primi anni di vita, fu come un piccolo cortile dove tutti giocarono assieme dividendosi in due file parallele: una americana con Television, Ramones, Patti Smith e una inglese capitanata dai Sex Pistols. Fino alla fine degli anni settanta, questo terremoto infantile si propose come un antidoto alla decade post pop fatta di arte minimalista e musica da discoteca. Ma presto tutti i bambini crebbero e presero strade diverse, così anche la sede del CBGB, consegnata alla storia nel nome, venne cancellata.
Fin dagli anni ’30 Bowery Street, a New York, è conosciuta come la via degli alcolizzati e dei drogati. Tra il 1960 e il 1980 lungo la Bowery e dintorni c’è il tasso di criminalità più alto di tutta la parte meridionale di Manhattan, insieme agli affitti più bassi. Un inferno metropolitano che, però, ha ospitato nel tempo grandi personalità. Thelonious Monk, pianista jazz, Ornette Coleman e John Coltrane, sassofonisti jazz, gli scrittori e guru della beat generation Kerouac, Ginsberg e Corso, e ancora il pittore espressionista Franz Kline e molti altri. D’altra parte ogni espressione artistica è frutto del contesto socio culturale in cui nasce e si sviluppa. Non è un caso, quindi, che siano i ghetti storici di New York a dare ospitalità alla controcultura e che, anche il famoso locale CBGB nasca in Bowery Street. Questo breve saggio si propone di indagare la cultura underground della New York anni settanta prendendo come perno il CBGB e la prima ondata di punk americano.
All’inizio degli anni ’70, New York sta attraversando una grave crisi di bilancio. Chi è rimasto assiste ad un degrado malinconico ma anche all’arrivo di aspiranti artisti o di studenti per i quali i prezzi più bassi degli appartamenti e la vicinanza al centro hanno molta più importanza del decoro degli edifici. Edifici dismessi vengono trasformati in locali che diventano il centro della vita notturna di ragazzi dai capelli blu vestiti di stracci. “All’inizio degli anni settanta eravamo tutti dei morti di fame. Io avevo l’abitudine di mangiare da Blimpie, un sandwich al tonno al giorno. Costava un dollaro” ricorda Alan Vega (Suicide). Nichilismo e alienazione sono i sentimenti alla base della rivoluzione che è in atto nella Lower Side di Manhattan. Verso la fine degli anni sessanta e nei primissimi anni settanta la frequentano Gregory Corso, Andy Wharol, Lou Reed, Bob Dylan, Tim Buckley, Janis Joplin,… “Il triangolo delle Bermuda della città: Brownie, Max’s Kansas City e la Factory, tutti situati a un tiro di piede l’uno dal’altro” ricorda Patti Smith.
Gruppi newyokesi come i Velvet Underground, gli Stooges, gli MC5 e le New York Dolls, dalla metà degli anni sessanta, stavano già ridisegnando il sound del rock. Le loro esibizioni enfatizzavano una atteggiamento che esaltava la spontaneità e la ripetizione, a spese del virtuosismo strumentale, ed il concetto di “punk” cominciava già a girare nelle fanzine e nelle pubblicazioni semi underground, come «Bomp!», «Flash» e «Punk magazine». Nel 1969, quando gli MC5 pubblicano il loro disco “Kick out the jams”, il critico Lester Bangs lo considera molto freddo ed essenziale. Nello stesso anno gli Stooges pubblicano il disco “Stooges” anch’esso fondamentale per i successivi sviluppi punk. I New York Dolls portano all’estremo il cosiddetto glam punk e gli Electric Eels nell’Ohio gettano le basi di quella che si configurerà come la new wave.
Il termine punk, però, costituirà un ideale musicale definito solo a partire dal ’72-’73, come parte di una reazione che sta prendendo una forma precisa.
I cambiamenti nella scena musicale newyorchese della fine degli anni sessanta corrispondono sia ad una reazione culturale che ad una reazione prettamente artistica. Una reazione culturale dettata dalla disillusione e dal conseguente rifiuto dell’ordine sociale; una reazione artistica in risposta ai filoni musicali rock progressive e disco music: ovvero assoli esagerati e virtuosismi tecnici da una parte, ritmi ballabili e modaioli dall’altra.
In questo clima nasce lo street rock, che presto prende il nome di punk rock rinnovando l’invocazione dell’energia primitiva del rock and roll. Un locale su tutti provvede alla diffusione di questa nuova corrente: il CBGB.
Hilly Christal era il manager di un jazz club nel Greenwich Village e, dal 1966, organizzava ogni anno il Central Park Music Festival. Nel 1970 aveva aperto il bar Bowery Bums che però aveva avuto vita breve a causa di qualche dissenso con gli Hell’s Angels.
E’ la fine del 1973 quando Hilly Christal decide di riprovarci e aprire un nuovo club: il Country, BlueGrass, Blues and Other Music For Uplifting Gormandizers. Il CBGB o OMFUG si trova al 315 della Bowery. A quei tempi, aprire un rock club nella Bowery aveva vantaggi e svantaggi, come ricorda Hilly:
“(1)The rent is reasonable (2)Most of our neighbors dressed worse than, or more weird than our rock and rollers (3) The surrounding buildings were mostly industrial and the people who did live close by, didn’t seem to care about having a little rock and roll sound seeping into their lives”.
Gli svantaggi erano ugualmente dati dal tipo di gente che abitava i dintorni: reduci della guerra del Vietnam, falliti, drogati, alcolisti, malati mentali: “I had collected over three dozen knives and other assorted weapons”.
Il compito del CBGB è far suonare band senza etichetta con un proprio repertorio per un pubblico di “divoratori di musica”: “Originality, to me, was prime, technique took second place”. Il genere suonato dalle band ingaggiate avrebbe dovuto essere Country, Bluegrass o Blues, portato sul palco soprattutto in performance acustiche. Ma il locale, contrariamente alle aspettative, diventa l’officina del primo punk americano.
Television, Ramones, Stilettos, Patti Smith e Talking Heads sono solo alcuni degli artisti, ora considerati storici, che hanno iniziato la loro carriera al CBGB. Hilly visiona ogni giorno nuovi provini e ascolta le band suonare a porte chiuse, prima di ingaggiarle. Anche se, per i primi anni di vita del locale, non si parla propriamente di ingaggio. Bisogna infatti aspettare il 1976 perchè il CBGB inizi a guadagnare dei soldi e le band vengano pagate.
Nell’East Village, si afferma rapidamente un mix di arte, musica e moda. Racconta Patti Smith: «C’erano Gregory Corso, William Burroughs, Allen Ginsberg: felici di farci da pastori ma anche di mischiarsi con noi – sempre lì al CBGB». I giovani cominciano a caratterizzarsi con un’estetica selvaggia fatta di creste colorate e spilloni da balia nei vestiti. “Sta nascendo una nuova Bohemia“. Ogni sera, fuori dal CBGB centinaia di persone invadono il marciapiede della Bowery. Ci sono ragazze con vestiti colorati e rossetti anni ’50, quindicenni che fumano sigarette e sedicenni che fumano canne, tutti che ordinano birra in bicchieri di plastica. “Era un locale sulla via degli oppressi, ed era in grado di attirare una marmaglia che accoglieva con piacere tutti gli artisti non ancora celebrati”.
Un certo Richard Hell è tra i primi a mostrarsi con i capelli spuntati e i vestiti stracciati. Era giunto a New York attratto dall’influenza degli scrittori beat e aveva pensato che la musica sarebbe stata in grado di lasciare un segno più profondo rispetto alla scrittura, perchè si trattava di un’arte che si esprimeva a 360°: “Una cosa che mi piaceva della musica erano tutti gli altri canali di comunicazione. Nel Rock and Roll il look è sempre stato importante”. Richard forma a New York i Neon Boys che diventeranno nel ’73 i Television con Richard Lloyd. Questa nuova band, destinata al successo, è tra le prime a suonare al CBGB, dopo molto insistere con Hilly: “Sono sgarruppati da fare paura e portano jeans stracciati sulle magliette nere, gli occhioni di chi ha dormito troppo poco o si è fatto ancora una volta di troppo. Sì, è un vero è proprio agguato, ma non è quello che l’uomo teme: gli stanno soltanto chiedendo l’ennesima audizione”. La loro prima esibizione al CBGB si tiene il 14 aprile 1974. Iniziano suonando le domeniche per poi, piano piano, conquistare serate più affollate. Le canzoni sono intense e il sound psicotico è rivestito di un immaginario fatto di vestiti strappati, occhiali scuri e capelli tagliati con l’accetta. La loro Blank generation diventa presto una delle canzoni manifesto di quella generazione “I belong to the blank generation and/ I can take it or leave it each time/ I belong to the generation but/ I can take it or leave it each time”.
Ma perchè il punk si possa dire affermato, bisogna aspettare lo spattacolo dei Ramones. Si esibiscono al CBGB il 16 agosto 1974. Sono quattro cappelloni del Queens, vestiti come dei motociclisti con jeans sdruciti e giubbotti di pelle. Un non look che diventa look. Portano sul palco energia, melodia e divertimento suonando 20 canzoni velocissime in 17 minuti, perchè non vogliono far perdere tempo a chi li sta ascoltando. I loro testi raccontano delle strade del Queens, di ragazzi che sniffano colla e si picchiano. Sono l’incarnazione più pura dello spirito della musica e del bisogno di spontaneità e, con le loro canzoni riversano sugli spettatori l’aggressività di un’intera generazione: “[i nostri pezzi] Avevano a che fare con quel senso di alienazione e isolamento che tutti provavamo allora”.
Il punk è ora un movimento culturale. Non ha una vera e propria ideologia, non costruisce ma è, più che altro un metodo di distruzione. L’abbigliamento punk cerca ispirazione nell’ambiguità sessuale del mondo sadomaso, nei feticci dei Velvet e nella teatralità visiva del glam rock. I vestiti indossati provengono spesso da scarti abbandonati nei mercatini, le catene usate come bracciali sono prese dagli abbondanti rifiuti dell’era industriale.
E’ una donna a farsi portavoce della carica poetica che scorre lungo la New York degli anni settanta: si chiama Patti Smith. Scrittrice, fotografa, artista di strada, cliente del Chelsea Hotel, compagna di Robert Mapplethorpe; si esibisce per la prima volta al CBGB il 17 aprile 1975. Il suo è un rock essenziale che fonde poesia e recitazione. La sua performance è intensa e colma di realismo da strada. Viene definita la regina del punk, la voce più originale del rock ma, soprattutto, è ricordata come colei che inventa l’iconografia della nuova generazione quando, sulla copertina di “Horses”, lancia uno sguardo fiero dal suo corpo androgino. “Insieme ai Ramones, Patti Smith fu la figura chiave della grande novità che stava prendendo forma al CBGB e al Max’s Kansas City”.
Il punk newyorchese passa, in realtà, inosservato ai newyorchesi, configurandosi inizialmente come mosca bianca in un panorama dominato dalle majors. Lo scenario artistico è così intorpidito che solo la nuova British Invasion porterà una ventata d’aria “fresca” a Manhattan. Merito del giovane affarista inglese Malcom Mclarhern che, con sguardo lungimirante, trae insegnamento dalla scena del CBGB e crea un nuovo business musicale, mettendo in un unico calderone il sound dei Ramones e lo stile della Smith. I punk di New York sono bohemien o aspiranti tali, i nuovi punk inglesi sono teppisti mossi dall’odio di classe. Complice una monarchia bigotta e il dispotico tatcherismo, i Sex Pistols di McLaren arrivano con facilità sotto i riflettori dei media. “I Sex Pistols rimpiazzarono i Beatles, il caruccio Paul McCartney diventò il decadente Johnny Rotten, vestito con improbabili stracci neri al posto delle psichedeliche magliette tie-dye”.
Nel giugno 1975 i Talking Heads si esibiscono come spalla dei Ramones al CBGB. Dal 1976 al 1979, suonano i Dead Boys: ammiratori di Iggy Pop, ammirati da Joey Ramone; il loro motto è “Fuck art, let’s rock”. Il crescente successo di tutti questi artisti, porta al CBGB band da tutti gli Stati Uniti, tanta fama e tanti soldi.
Fino al 2006, quando il locale sarà costretto a chiudere a causa di una mera speculazione edilizia. E’ Patti Smith a celebrare l’ultima serata e a chiudere il cerchio.
un pezzo del mio cuore.c'era anche willy tra quei randagi.