Come è arrivato “Nke Na We” nelle mani di Diplo?
Nke Na We è un progetto che ha quasi un anno di vita, è nato quest’estate ed è stato suonato nel Diplo & Friends per mano di Big Fish a inizio 2016. A Fish è piaciuto molto il pezzo e ha deciso di suonarlo nel suo guestmix per uno dei radioshow più imortanti, è stato un bel colpo per noi Dopesquad! La release ufficiale della traccia avverrà a breve nel quarto volume della Doner Bombers Compilation di Doner Music insieme ad altri pezzi degli artisti del roster Doner e non solo.
Cosa ne pensi del sistema radio italiano? Supporta abbastanza la musica elettronica?
Penso che negli ultimi due anni il sistema radio italiano si stia aprendo ai giovani con nuove rubriche e a volte anche se ancora raramente si può sentire qualcosa di nuovo e di fresco. Si può però fare molto di più, siamo anni luce da realtà come la BBC e penso che i network potrebbero osare un po’ di più se non vogliono bruciarsi il target dei giovani. Sarebbe figo e anche molto strano vedere magari un giorno un programma come Diplo and Friends su Radio 1 della RAI, mi vien da ridere solo dal pensiero ma mai dire mai!
O per fare musica elettronica meglio spostarsi all’estero?
Può rivelarsi utile spostarsi all’estero per far musica per un discorso di contatti e dj set. Se ad esempio a un booker americano piace la mia musica e vuole farmi suonare in un paio di posti là e ho una fanbase prevalentemente americana, potrebbe convenire trasferirmi. Se sei un nome “emergente” e vai in America dall’Italia per un paio di date, c’è il rischio che col cachet non rientri neanche nelle spese di viaggio, e in generale se vivi in America è più facile riuscire a costruirsi un giro live rispetto a vivere in Italia e muoversi solo per suonare. Se pensiamo strettamente al lavoro di produzione, quello si può fare tranquillamente ovunque.
Ci parli del tuo progetto DopeSquad e dei prossimi passi?
Il progetto DopeSquad è nato in modo molto random quest’estate con l’intento di staccare un po’ la spina e creare materiale con sonorità che fondono i mondi della dancehall e della bass music. Il gruppo è composto da Vittorio, Matteo e me medesimo. Prima non avrei mai voluto fare un secondo progetto o gruppo, ma conoscendo loro ho cambiato subito idea. I prossimi passi per DopeSquad sono il completamento di un primo EP, un official video per Nke Na We e altri remix, spero che il progetto possa prendere piede molto presto.
Quando hai firmato con la Doner Music (l’etichetta di Retrohandz e Aquadrop)?
Ho iniziato a lavorare con Doner a metà novembre circa, ho firmato ufficialmente qualche settimana fa. Sono stato voluto fortemente da Big Fish e dall’A&R Max Vecchi, mi ha fatto molto piacere vedere dei professionisti del settore che credono in me. Con Fish abbiamo già finito una collaborazione, che tra l’altro è stata presentata in anteprima da Diplo su Diplo & Friends un paio di settimane fa, e abbiamo altri progetti in ballo. La figata di Doner è che oltre ad avere una struttura che mi segue per tutte le questioni gestionali e strategiche legate alla mia musica, posso contare su un top producer come Fish che fa da consulente artistico ai produttori del roster.
Quali producer sono il tuo punto di riferimento?
In questo periodo sto ascoltando molto i produttori che lavorano dietro i capolavori dei vari Drake, The Weeknd e co. (che sono una bomba pazzesca, consiglio a tutti). Sto ascoltanto tanti producer francesi (la scuola francese è sempre un passo avanti), però la maggior parte delle cose che tiro fuori dallo studio è roba frutto di vari esperimenti personali, senza troppe influenze.
Oltre al remix di “Stranger” di Skrillex, che sta avendo una buona visibilità, di quali tuoi pezzi sei più soddisfatto?
La storia del remix per Skrillex è pazzesca, sono davvero contento e non avrei mai scomesso che un progetto del genere riuscisse a superare le centomila views, per me è fantastico. Tieni conto che è nato per puro caso, il pomeriggio di Natale non sapevo cosa fare e in mezza giornata ho chiuso questo pezzo just for fun. Raramente sono tanto sodisfatto di un mio progetto, lo sono stato per il Remix di “Coming Through” (https://soundcloud.com/davidekharfi/comingthroughkharfi), mio primo remix ufficiale, c’è il cuore là dentro!
Penso al successo di album come “We Are The Night” dei Chemical Brothers o l’omonimo disco dei Justice…oggi ha ancora senso per un producer creare un album? Tu hai qualcosa che bolle in pentola?
Creare un album di successo per un producer è davvero difficile, nonostante l’EDM generica stia spopolando: ad esempio, l’album di Hardwell ha fatto una fatica tremenda a girare e penso non abbia venduto tantissimo, bisogna inventarsi qualcosa di davvero intelligente, con tantissimi feat. grossi e “sperare” nel mercato. Il fatto che l’EDM stia diventando un carrozzone dove conta quasi di più l’immagine della musica di certo non favorisce l’attenzione nei confronti degli album. Nel mondo dell’elettronica bass, a cui sono più vicino, forse le cose vanno leggermente meglio: basti pensare a “Peace is the mission” dei Major Lazer e “Blood for mercy” degli Yellow Claw, sono andati molto forte e sono stati costruiti dei veri e propri tour basati sui dischi. A mio parere anche la cover art conta tantissimo per catturare l’attenzione, ad esempio amo quella dell’ultimo album di Jamie XX, che ho apprezzato molto. Per quanto riguarda me, sto ultimando il mio primissimo EP e sto lavorando a vari singoli, penso sia la cosa migliore per cercare di far girare il mio nome, si spera 🙂
Sei giovane, del ’97, ci viene spontaneo un paragone con Martin Garrix (classe ’96). Stai ancora studiando o tutto il tuo tempo è dedicato alla musica?
Studio Amministrazione, Finanza e Marketing, non dedico tutto il mio tempo alla musica ma la maggior parte sicuramente, e automaticamente diventa molto difficile gestire vari impegni.
Qual è, secondo te, il segreto per riuscire ad emergere oggi?
A mio modesto parere non c’è un modo ben preciso per riuscirci, dipende da molti fattori, sopratutto da molta fortuna. La condizione base è cercare di avere un prodotto forte e diverso dall’industry standard, che non sia noioso e troppo ripetitivo; avere un’immagine forte è altrettanto importante, il che non vuol dire per forza essere grossi, belli e fighi, ma essere particolari. La particolarità differenzia tanto, e la diversità è la chiave.
Vi ringrazio tantissimo per queste domande, sarà un piacere beccarsi dal vivo per parlare più intensamente di musica, ciao ragazze!
Ci vediamo questa sera a Linoleum al Rock’n’Roll di Milano!