Inaugura domani la serie di eventi Beck’s Cheers to Independence che celebrano l’indipendenza del talento artistico. Si parte mercoledì 15 giugno con Canova, Santa Margaret, Bugo e Le Luci della Centrale Elettrica, poi giovedì con il dj set di Max Brigante e Merk & Kremont e Yombe per finire venerdì con il djset di 2nd Roof, e live di Coez, Gué Pequeno, Emis Killa e Lazza. In attesa di rivederli live, abbiamo fatto due chiacchiere con i Canova, che ci hanno parlato del nuovo singolo “Portovenere” uscito il 6 giugno. Il video ha già più di 5.000 visualizzazioni su Youtube, sta raccogliendo commenti entusiasti su Facebook, si candida a tormentone indie party sulla spiaggia.
Più che un video non video, il vostro ci sembra un doppio video! L’idea a chi è venuta? La verità, in quanto indipendenti, è che non avevamo soldi per realizzare un video serio, ma allo stesso tempo ci siamo stufati delle cose classiche. Allora ci siamo messi a ragionare, e l’idea finale è stata appunto questa : un video non video con un video nel video. Era abbastanza fattibile e con pochissimi mezzi e allora siamo andati per quella via. Poi si sposa bene col brano perchè oggi la gente sta più sui social che per strada, e allora oggi una storia tra due persone la si può raccontare più tramite una chat che dentro un cinema, perchè è in chat che si conoscono a volte ed è lì che litigano (anche).
La vostra più che un estate al mare sarà un’estate di concerti. Quali sono le prossime tappe? Suoniamo a un evento della Beck’s in partership con la Carosello, e suoneremo il 15 giugno a Milano, zona navigli. Poi avremo a luglio una data con Il Cile , una a Lucca, e in qualche festival. In giro si trovano le date ben scritte; i concerti è quello che cerchiamo, i social devono essere lo specchio di quello che succede nei locali e non viceversa.
Canova è un nome pieno d’arte, vi sentite soddisfatti del vostro lavoro sul disco? Oddio, sicuramente non sarà ai livelli delle statue del Canova, ma noi siamo molto contenti di come è venuto fuori.Volevamo un disco che si potesse suonare dal vivo senza lo scompenso che a volte si trova tra i dischi e i live. Abbiamo lavorato con professionisti al top: Jack Garufi ha curato la produzione, Matteo Cantaluppi il mix e Giovanni Versari il master.Le canzoni le abbiamo scelte noi, quindi siamo stati molto liberi e produttivi.
In un’intervista avete detto che l’Inghilterra è molto più avanti musicalmente dell’Italia, ovviamente questo è spesso vero…Cosa vi spinge quindi a non tentare di scrivere testi in inglese e aprirvi al mercato estero? L’inghilterra è avanti ma è un dato di fatto, nulla di più. C’è più professionalità, trovi band di 18 anni che spaccano il culo a quelle di 30 qui. Però è appunto un dato di fatto, la scrittura non ha a che fare con questo. Noi abbiamo avuto artisti fortissimi quanto quelli inglesi, non dobbiamo sentirci inferiori. Le nostre canzoni sono in italiano perchè bisognerebbe chiedere a quelli che lo fanno inglese come mai lo facciano in inglese; comunque non c’è una regola, ognuno fa come vuole. Yoko Ono ha registrato ‘canzoni’ di soli lamenti. La canzone è comunicazione ed è il pubblico che decide cosa ascoltare, come sempre.
Me and this article, sitting in a tree, L–IN-R-N—AEG!
😉 Jolyn !