Irma non esiste è una band nata da “madre tedesca e padre italiano, attualmente risiede in Liguria”. Gli elementi del gruppo sono ben 7, ovvero Simone: voce, Giorgio: voce e piano, Marco: bassista, Dario: batterista, Adonai: chitarrista, Alice: violinista e Christian: sassofonista. Sono usciti da poco con l’album d’esordio “Gioianimale” ma in realtà hanno già nuove canzni in cantiere e sarebbero pronti per rientrare in studio di registrazione a catturare le melodie che aleggiano sopra gli strumenti. E anche se Irma non esiste, noi ci sediamo comunque con la band attorno ad un tavolo a chiacchierare di questo.
Partiamo dal nome della band, così significa? Chi è Irma?
Giorgio: Istituto redenzione mani avide, una chimera, un amore mai adulto
Dario: Irma è chiunque abbia voglia di constatare che da queste parti dai, non va così male.
Il vostro primo album “Gioianimale” è curato in ogni sfumatura, i brani hanno una notevole progressione armonica. In quanto tempo è stato preparato? Dove avete registrato?
Marco: siamo molto prolifici, pensa che l’album è uscito a settembre e già abbiamo altri 5 o 6 pezzi nuovi! siamo anche molto difficili da “domare” perchè essendo in 7 e molto “democratici” finisce che per accontentare tutti il suono sia troppo ricco, perciò se il risultato è equilibrato dobbiamo ringraziare Tristan Martinelli e il Greenfog Studio di Genova per il lavoro immenso svolto.
Ci è piaciuto molto il brano “La felicità” con i suoi violini e il crescendo emotivo. Come è nato?
Giorgio: nato da una sera alcoolicamente spumeggiante con postumi sognanti la felicità
Simone: nasce come tutti pezzi delle irme, da una scintilla che poi viene modellata da ognuno e trasformata in un corpo unico. Il testo è scritto nelle strofe da jouja mentre i ritornelli sono la sintesi dell’idea che ha ogni componente del gruppo riguardo all’essere felici
C’è un brano a cui siete più affezionati per la storia che lo contraddistingue?
Giorgio: Il gozzo parla di vita e libertà
Dario: Lo schianto ha una storia troppo irmica e nella quale non sono presente, per questo ci sono affezionato
Simone: per me il gozzo. Un inno alla gioia e alla semplicità, praticamente un testamento Irmico.
Il video di “Autunno” utilizza un cortometraggio cartoon di Carlos Lascano. Come vi siete conosciuti? Cosa avete visto nella sua opera che rispecchi il vostro sound?
Marco: ci siamo imbattuti nei suoi cortometraggi per caso e abbiamo parlato con lui solo via mail, viene spesso a Milano, perciò forse riusciremo anche a incontrarci dal vivo prima o poi. L’atmosfera malinconica e la delicatezza con cui Carlos racconta le sue storie si sposava alla perfezione con “Autunno”, che volevamo fosse il singolo trascinante del nostro secondo lavoro, a noi il risultato ha fatto emozionare.
Avete già in mente quale sarà il prossimo singolo?
Simone: prossimo singolo? No no. Meglio prossimo album!!
Marco: stiamo collaborando con un’artista dell’accademia di Carrara per la realizzazione di un video, a gennaio potrete vederlo.
Siete una band Do It Yourself, come vi siete divisi i compiti?
Marco: ognuno di noi segue l’inclinazione che gli è più congeniale, per il booking direi un po’ tutti chiacchierando con i gestori di locali oppure via internet, ma in questo caso l’essere considerati diventa molto difficile. La grafica di Gioianimale l’ho curata inizialmente io, poi ho voluto coinvolgere gli altri e ci siamo visti in una piazza nel centro di Genova durante uno spettacolo teatrale che ha finito per circondarci mentre lavoravamo insieme su photoshop, è stato tutto molto surreale e forse, chissà, ha anche influenzato il risultato finale.
E in sala prove invece come nasce una canzone?
Simone: da una scintilla che poi viene modellata da ognuno è trasformata in un corpo unico.
Marco: un cantante famoso, mi pare dei Divine Comedy, in un’intervista disse che le canzoni aleggiano per la sala prove come entità intangibili in attesa di essere “colte”, beh, ho sempre pensato avesse ragione, a volte le cogliamo a volte no.
Con violini e sax vi allontanante dall’attuale scena del “nuovo pop italiano” che guarda al cantautorato anni ’80 per andare verso il folk, quali sono i vostri riferimenti internazionali?
Simone: ti dico i miei preferiti di sempre? Nick drake, R.E.M, Mark Lanegan
Marco: siamo un gruppo abbastanza eterogeneo, per età e background musicale, personalmente non vedo l’ora che il cantautorato anni ’80 lasci spazio ad altro eh eh eh, comunque i riferimenti più percepibili in ciò che faccio sono i dEUS, Graham Coxon, Lou Barlow e assolutamente gli R.E.M.
Dario: Conosco un po’ di musica qui e là, sono un inutile tuttologo
Giorgio: i Beirut!
Del panorama italiano, invece, quali album vi sono piaciuti in questi ultimi anni?
Dario: Iosonouncane, l’opera omnia dei Mariposa ormai estinti, hobocombo, altri ma boh.
Marco: i nomi che mi vengono al volo sono “Bu Bu Sad” de La Rappresentante di Lista, “Inumani” dei Tre Allegri Ragazzi Morti, “C’è Gente Che Deve Dormire” dei Marta Sui Tubi, ma anche Brunori, Etruschi From Lakota, Nobraino, FASK….
Simone: no comment
Giorgio: Afterhours, Elle, Cristina Donà, Moltheni
Quali sono i prossimi progetti? Farete un tour?
Dario: Avanti così tra due giorni entriamo di nuovo in studio.
Marco: sicuramente continueremo a scrivere canzoni e a suonare ovunque ci vogliano, prossimamente saremo all’Exaclibur a Chiavari il 12 gennaio e stiamo definendo alcune date tra cui Il GOB di Viareggio, il Little Italy di Genova e un evento a Torino. Seguiteci sul sito o su facebook per i dettagli!