Generando uno spettacolo che attizza la sospensione dell’incredulità, Vinicio Capossela ieri al Teatro degli Arcimboldi, ci ha accompagnato alla scoperta del nostro inconscio.
Ogni concerto del nuovo tour Ombra è spettacolo, teatro, giochi di specchi e di riflessi. Le luci si fanno tenue, le ombre corpose sui teli. Capossela, la band e il quartetto d’archi di Torino cominciano con “Le Creature Della Cupa” e il singolo “Scorza Di Mulo”. Sono racchiusi tra teli giganti dove le ombre si fanno tangibili. L’artista è anche performance e con svariati copricapi ricopre via via il ruolo di un corvo o di un mostro o del nostro io nascosto. Si prosegue con brani come “La Notte Di San Giovanni” e “La Bestia Nel Grano”, “Le sirene” è un’emozione unica. Entra nel nostro campo visivo la ballerina-ombrista che muove sinuose le proprie braccia o anima sagome di uomini e alieni. Il pubblico applaude continuamente facendosi trasportare in un viaggio che ci ridona la nostra integrità. L’ombra e ciò che esiste ancora prima di noi stessi, che perdiamo talvolta da adulti, o che regaliamo ai demoni, ma che costituisce la nostra radice, ben ancorata al terreno. L’ombra della caverna di Platone è più reale della realtà. Talvolta può essere lei stessa a chiederci di spostarci per farle godere la luce del sole. Alternandosi tra il pianoforte e la chitarra, Capossela gioca con la propria ombra fino a farci scivolare nell’inconscio.
La parte finale del concerto è più agitata (“Maraja”, “Lo Sposalizio Di Maloservizio”), l’artista suona la fisarmonica e si fatica a stare seduti sulle sedie, presto fatto e con una grande catarsi collettiva ci ricongiungiamo con noi stessi. Dopo aver presentato i musicisti in una standing ovation, Capossela torna al piano per il bis: ora che ci siamo svelati e siamo tornati cristiani, possiamo divertirci. Intona “Zampanó” e “Con una rosa”, racconta che vive a Milano in zona Stazione Centrale dove restano solo le ombre delle persone, radiografie delle assenze, e la puntina per leggerle è la ruota del tram numero 1. Il concerto si conclude che è ormai quasi mezzanotte con “Stanco e perduto”, “Vetri appannati d’America” (ricordando la minacciosa politica odierna di Trump), “Nella pioggia” e “Resto qua”.
Se amate la musica andatelo a vedere, qui si manifesta in tutta la sua potenza evocativa e catartica.
Scaletta
LE CREATURE DELLA CUPA
SCORZA DI MULO
IL PUMMINALE
MADDALENA
LA NOTTE DI SAN GIOVANNI
L’ANGELO DELLA LUCE
LA BESTIA NEL GRANO
BRUCIA TROIA
VINOCOLO
DIMMI TIRESIA
LE SIRENE
PARLA PIANO
FATALITA’
MODI’
CORVO TORVO
SCIVOLA VA VIA
MARAJA
SONETTI/PENA DELL’ALMA
PETTAROSSA
LO SPOSALIZIO DI MALOSERVIZIO
IL LUTTO DELLA SPOSA
IL TRENO
IL BALLO DI SAN VITO
Bis
ZAMPANÓ
CON UNA ROSA
STANCO E PERDUTO
VETRI APPANNATI D’AMERICA
NELLA PIOGGIA
RESTO QUA
Foto di Chico De Luigi