Ci sono gruppi che attirano schiere di ragazzi indotti dal metodo pavloniano a sbavare ogni volta che sentono formule magiche come “indie rock” e “underground”. Per grazia di Dio, in mezzo a questo marasma di super gruppi derivati dal rock, c’è chi non si comporta come un’inutile meteora dal veloce deterioramento ma sa meritare il successo internazionale anno dopo anno. E tra questi, ci sono i Cloud Control.
Noi li abbiamo incontrati al Rough Trade martedì 17, dove hanno presentato “Dream Cave” con uno showcase di un’ora a cui si poteva accedere solo tramite un braccialetto abbinato all’acquisto dell’album. Si tratta di un appassionante viaggio attraverso un paesaggio di una bellezza sconcertante, guidato da armonie vocali elaborate e dai synth elettornici. Le canzoni di matrice pop, dalle melodie lineari, si accostano a vari generi musicali: Dojo Rising è più indie-folk, Dream Cave più psichedelic-rock.
I Cloud Control hanno suonato anche il loro “Breezy, poppy, psychadelia light” singolo Gold Canary, estratto dal precedente lavoro discografico Bliss Release.
Sessanta minuti di estasi per un pubblico beato.
Amen.