I Counting Crows nascevano nel 1991 a San Francisco, l’anno in cui i Nirvana pubblicavano “Nevermind” e i Pearl Jam “Ten”, tra il country di San Francisco e l’Hard Rock di Los Angeles. Contro ogni aspettativa, sono tornati quest’anno con il settimo album “Somewhere Under Wonderland” che ha debuttato alla posizione n.6 della classifica americana. Quel “Paese delle meraviglie” che il frontman Adam Duritz identifica con il Laurel Canyon di Hollywood, a due isolati dalla casa dove si era trasferito 20anni fa.
E così, dopo una lunga assenza dalle scene e un successo mondiale, Adam torna a scrivere la propria musica come un Peter Pan cresciuto che cerca ancora la propria ombra sotto i piedi e tenta di ricomporre la propria vita. Noi l’abbiamo amato, uno dei songrwriter migliori di sempre, tipicamente americano, con quel gusto per i dettagli che cercano di dare un senso agli spazi aperti. Ricordate Round Here: Round here we talk just like lions/ But we sacrifice like lambs
Oppure Mr.Jones: She dances while his father plays guitar/ She’s suddenly beautiful /We all want something beautiful /I wish I was beautiful /So come dance this silence down through the morning
“Somewhere Under Wonderland” è ancora personale, ma non in prima persona. Sempre autobiografico, con una rabbiosa inquietudine, arricchita dalle esperienze degli ultimi anni lontano dal proprio palco, che hanno insegnato ad Adam a far parlare le bocche d’altri.
I Counting Crows sono anche una grande live band e saranno all’Alcatraz di Milano QUESTA SERA domenica con “Accidentally in love”, “Big yellow taxi” e, speriamo, almeno altre venti canzoni per due ore di un gran concerto.