D’Angelo sale sul palco alle 22.10 e fa tre cambi d’abito nei primi 20 minuti; di certo se la tira ma è pur sempre un fenomeno.
Comincia con Ain’t that easy e continua denso di generi difficili da riproporre passando da Vanguard Theme a Brown Sugar. La sua voce impeccabile sovrasta ma l’armonizzazione é incredibile. Con lui sul palco ci sono 3 coristi, 2 fiati (sax e tromba), 1 tasitiera, 2 chitarre, 1 basso e un batteria con i controcoglioni.
D’Angelo interagisce con il pubblico ma resta bello e inarrivabile come un Dio greco moderno su un piedistallo. I coristi che lo accompagnano pur coordinati sembrano tenere il ritmo con la naturalezza di un’anima superiore. Il live che vediamo e i suoni che ci fanno muovere hanno anni di storia, tutto comincia con James Brown padre del funky e l’impostazione é proprio quella.
Un’ora passa senza accorgersene e la band esce di scena. Rientrano e Chris Daveregala un assolo di batteria che da solo vale il biglietto.
Un live vero dove la canzone prende forma quando lo decide il frontman, come se i suoi movimenti fossero quelli di un direttore d’orchestra. Sulle note di Untitled (How Does It Feel) se ne vanno uno a uno i musicisti abbracciando la loro guida, prima i fiati, poi il batterista e così via finché rimane solo D’Angelo al piano che impugna il micorofono e sviscera le ultime parole. Sono le 23.40 e il tempo é volato.
Il Market Sound di Milano é una location stupenda e ben attrezzata per i concerti estivi. Forse una band del genere sarebbe stato bello vederla in un teatro, con un’acustica perfetta, sentire i timbri, distinguere le note. Ma la situazione di ieri sera, con il primo venticello che dopo giorni comincia a soffiare, ha creato una catarsi tale per cui abbiamo continuato a ballare anche in sogno insieme ai nostri vicini.