Lo spettacolo dei Deproducers racconta il mistero della nascita dell’Universo, le costellazioni e la loro mitologia, il rapporto tra l’Uomo e l’Infinito. Porta la musica lontano, a forme archetipe, ricongiungendo l’arte con la nascita dell’universo. Lo fa trasformando il teatro in un planetario mentre il cosmo prende forma attraverso i racconti dell’astrofisico Peri, accompagnato dalla musica del collettivo artistico, dalle immagini ufficiali dell’ESA e della NASA e da visual suggestivi creati ad hoc.
Si narra del sistema solare, del messaggio mandato agli alieni, di distanze interstellari e di buchi neri. Si parla di cose lontane e di un universo che conosciamo solo al 5% e lo si fa in maniera spigliata, semplice, divertente. La musica convive con la scienza sottolineandone l’eleganza e il mistero. “I riferimenti ci sono tutti” racconta Casacci, “a partire ovviamente da Dark side of the moon, ma non mi dispiace affatto, quello è un archetipo, ma c’è anche Alan Sorrenti coi Figli delle stelle”. E “Figli delle stelle” è l’unica canzone che Singallia canta mentre lo spettacolo si chiude e Peri ringrazia l’equipaggio della sua navicella spaziale.