Avrebbe potuto essere il concerto dell’anno. Sabato sera il pubblico riempiva 3/4 del Fabrique di Milano mentre FKA Twigs si faceva attendere per un’ora. L’atmosfera di trepidante attesa era finalmente stata soddisfatta alle 23.00 quando l’artista era salita sul palco avvolta in un turbine di fumo e in un fascio di luci dall’effetto stupefacente, che ricalcava l’altare di adorazione di una dea pagana. FKA Twigs ha ballato e gorgheggiato al ritmo dato dai tre percussionisti sul palco per presentare il suo album di debutto “Lp1”.
Avrebbe potuto essere il concerto del mese, quanto meno. L’estensione vocale di Twigs é pazzesca, così come l’elasticità del suo corpo. Elegante e magnetica sa tenere gli sguardi incollati su di sé. Quando si rivolge al pubblico e saluta Milano confessa che questa é la prima volta in Italia e ringrazia i genitori e la band constatando felicemente che vede molti maschi tra il pubblico (Robert Pattinson non le basta?).
Avrebbe potuto diventare una stella. Ma quel che abbiamo visto assomigliava più a una meteora. Il fatto è che, sentito il formidabile singolo “Pendulum”, hai sentito tutto e quel particolare stile che la fa sembrare Celine Dion che si cimenta nel trip hop finisce con il risultare un arida ripetizione senza variazioni o grandi intuizioni. Sembra quasi che abbia deciso di cavalcare l’onda in fretta e furia, non avendo però il materiale per affrontare un live, che è la prova del nove irrinunciabile, e ripiegando così in una magnifica presentazione con movimenti studiati a tavolino e intonazione perfetta.
Forse le nostre aspettative erano troppo alte. O forse lo era il costo del biglietto.