Mancano 2 giorni al A NIGHT LIKE TIHS FESTIVAL, il festival di musica indipendente immerso nel suggestivo borgo medievale di Chiaverano (TO) con una line up davvero niente male, a partire dagli A Place To Bury Strangers, fino alla rivelazione del MIAMI di quest’anno di cui vi abbiamo già parlato IOSONOUNCANE.
Ma con questa intervista conosciamo meglio i GIORGIENESS, band capitanata da una voce femminile energica, che si esibiscono al A Night Like Tihs Festival per poi proseguire con il tour in apertura dei The Kooks a Villa Arconati.
Citano P.J. Harvey, Bjork, Nada, e ci parlano dell’emozione sul palco “Come se non ci fosse un domani”. Dopo aver lanciato il brano “K2” che li ha presentati nella nuova veste di quartetto, Giorgie, Luca, Davide e Andrea stanno già pensando all’album e sono pronti a presentarci le canzoni in anteprima sudando e urlando sotto il sole di luglio.
I testi nascono tendenzialmente da situazioni che ho vissuto, quindi si, sono tutti autobiografici e sentitissimi.
Dai “lampadari che cadono” al “corpo immenso” – che ad esempio descrive una sensazione che ho spesso prima di dormire, ovvero quella di avere il corpo gonfissimo e gigante – uso sempre momenti veri per spiegare qualcosa di assolutamente non concreto, le emozioni.
Forse più che calibrale le parole, cerco di trovare le giuste immagini, di mettere nei testi la descrizione di quei momenti nei quali mi sento davvero viva, in positivo o in negativo.
Poi non è importante spiegarli per filo e per segno e dire alle persone “volevo dire questo” perchè sono più contenta se ognuno interpreta quello che canto nel modo che preferisce, riadattandone il significato alla sua storia personale.
Credo entrambe, anche se sono una ballerina piuttosto buffa, sicuramente è più credibile vedermi urlare.
Io nella vita difficilmente alzo la voce o me la prendo con gli altri, per farmi arrabbiare devi davvero impegnarti, ma capita che qualcuno ci riesca e quindi mi metto li, cerco di capire dove mi fa male e poi lo butto fuori in qualche modo.
Durante i concerti però non sono più a quel punto, e li si “balla” in qualche modo e si esorcizzano tutte queste incazzature, lanciandole il più lontano possibile.
Non saprei, abbiamo tutti ascolti molto diversi, però credo che al momento si potrebbero citare gli anni 90 in generale, quel tipo di tensione li, molto viscerale, dai Garbage a Edda. Ma onestamente, prima è nato il sound e poi abbiamo capito da dove l’abbiamo tirato fuori e quali ascolti ci hanno influenzati.
Le “donne che cantano” le ho scoperte negli ultimi anni grazie ad Andrea De Poi (ex batterista, ora bassista che con me ha iniziato l’avventura Giorgieness) e non c’è un solo nome. Diciamo che ho preso alcune cose da diverse artiste, Fiona Apple, Amy Winehouse, P.J. Harvey, Bjork, Regina Spektor, ma se devo pensare a me tra 30 anni c’è un solo nome che mi viene in mente: Nada. Lei ha un coraggio e un’anima che invidio moltissimo, l’ho vista suonare la prima volta, per caso, al Circolo di Mariano Comense l’anno scorso e me ne sono letteralmente innamorata. Poi ho avuto l’occasione di conoscerla e passarci qualche ora ed ancora di più ho avuto modo di apprezzarla, sia come artista che come donna.
No, non li abbiamo ancora conosciuti, ma posso dire che siamo davvero felici di avere avuto quest’occasione e speriamo di sfruttarla al meglio per farci conoscere, anche se siamo tutti d’accordo sul fatto che ogni data vada affrontata con la stessa voglia e lo stesso rispetto per il pubblico che c’è davanti, che siano 20 persone o 2000.
Detto questo, bisogna ringraziare il nostro manager, Carlo Garrè, che ha preso i contatti per questo concerto.
In “Magari ‘sta sera” ci è finita perchè quel messaggio sul suo compleanno l’ho mandato davvero, ormai qualche anno fa, stupidamente, come quando si cerca un motivo per ricordare a qualcuno che esisti.
Lei mi ha insegnato a non avere paura delle emozioni mentre canto, ad essere libera, a stare sul tempo senza essere troppo legata alla melodia.
Quando ancora Giorgieness ero solo io, chitarra voce, facevo una sua cover, Joga, ed è diventata una sorta di portafortuna.
Suonare dal vivo credo sia l’unico modo per arrivare alle persone, per andare li e convincerle che quello che stai facendo ha un valore.
Non penso che, soprattutto oggi, bastino i dischi per entrare dentro al pubblico perchè ormai internet è saturo di musica, basta aprire Spotify e cercare un genere per scoprire mille dischi meravigliosi.
Però poi se una band la vai a vedere e ti trasmette qualcosa, allora la gente si affeziona e torna a sentirti e si porta gli amici e cerca di aiutarti come può.
Soprattutto dopo i concerti in molti vengono a cercarci o ci scrivono via facebook il giorno dopo per darci sostegno e ogni volta non so nemmeno come ringraziarli perchè alla fine è per loro che si suona, non per gli addetti ai lavori, non per le recensioni, ma per lasciare qualcosa a loro e sapere di averlo fatto ti fa affrontare tutto quello che c’è dietro ad un progetto musicale con una carica diversa, anche nei momenti in cui è difficile.
La formazione di oggi è sicuramente molto più matura, Luca Pozzi – batteria – e Davide Lasala – chitarra – suonano insieme da più di dieci anni e hanno una chimica e una visione dei pezzi che ha cambiato molto l’assetto della band, in positivo.
Conclusa l’esperienza con Samuele, Andrea ha preso il suo posto al basso e dopo un attimo di smarrimento siamo tutti contenti del risultato.
Per me avere loro sul palco è una sicurezza, posso concentrarmi su quello che devo fare sapendo di aver dietro tre persone che sanno perfettamente dove sono e cosa stanno facendo e ora siamo davvero una band.
Certamente! Nelle date che stiamo facendo ci sono già diversi brani che finiranno nell’album, alcuni con arrangiamento definitivo e altre in divenire. Avere nel gruppo il nostro produttore – Davide – in questo senso è una fortuna, perchè mentre ci prepariamo per i live, andiamo avanti a lavorare sui pezzi nuovi.
La canzone alla quale sono più legata, in questo momento, è Come Se Non Ci Fosse un Domani, ovvero quella con cui ad oggi apriamo i concerti. Un misto di sensualità e autoironia, tragedia imminente e presa in giro.
Per A Night Like This ho preparato un solo acustico un po’ più pacato, ma finirò con urlare e sudare come tutte le volte che salgo su un palco. E questa è una promessa.