Abbiamo intervistato il francese Fab Detry, ex frontman degli Austin Lace, The Tellers e Hallo Kosmo che uscirà il 10 ottobre con un nuovo album insieme a una nuova band: i Fabiola.
Ci è piaciuto molto il vostro nuovo disco “Check My Spleen” che uscirà il 10 ottobre. Perché lo dedicate alla “milza”? È un gioco di parole. Da una parte ovviamente c’è la parola Spleen che si riferisce alla malinconia, dall’altra la milza è l’organo che controlla l’attività del sangue. Questo album è dedicato alla mia milza perché quest’anno mi ha salvato la vita (ho avuto un problema medico per il quale ancora oggi sto facendo dei trattamenti). È una sorta di bad joke, perché non sono assolutamente una persona malinconica, almeno non sul palco…
Il tuo legame con la musica risale all’adolescenza quando la noia della vita di tutti i giorni al liceo e alcuni fenomeni di bullismo subiti ti hanno spinto a buttarti nella musica. Tra le prime band di cui ti sei innamorato ci sono stati gli Aerosmith e i Pixies… Ahahah, gli Areosmith sono stati forse il mio primo vero contatto con la musica rock. Anche se ho smesso di ascoltarli velocemente, mi rimarrà sempre impresso l’assolo di chitarra in “Living on the edge”. Ancora non ho capito come fa il chitarrista a evitare il treno e fare il suo assolo nel video! Pixies sono e saranno per sempre i signori della melodia per me. È musica pop ma è connessa con la forza della natura, bilanciando perfettamente brutalità e finezza estatica. Ho sempre preferito Kim Deal a Franck Black.
Quando hai cominciato a suonare? Intorno al 1999, un sacco di tempo fa.
Per quanto tempo avete lavorato a questo album? Per 2 anni. Dopo aver buttato giù qualche bozza, ci ho lavorato sopra con Aurélien Auchain, producer e chitarrista della band Mountain Bike.
Come mai dedicate una canzone a Robert Palmer? In realtà è dedicata a un mio amico. Ha sempre avuto belle ragazze attorno a lui ma non se ne è mai accorto. E alla fine si è sentito triste. Spero cambierà un giorno.
Una canzone che ci è piaciuta molto del disco è “Betty”. Tu hai un brano che preferisci? Mi fa piacere! Betty è dedicata a un’altra mia amica che aveva dei terribili scatti d’ira. Ci siamo scontrati spesso nella realtà, ma in questa canzone volevo far sembrare come se mi piacesse che mi urlassero contro. La mia canzone preferita su questo disco…mmmmh, dev’essere Fox of Scotland (per il sentimento cinematografico) e My bird (per i testi e la risonanza che hanno sulla mia vita) e il libro a cui mi riferisco, Mysteries dallo scrittore norvegese Knut Hamsun
Perchè definite “Check My Spleen” anti-pop? Non lo so, penso sia stata un’idea stupida da parte nostra definirlo così, über pop è la parola giusta.
Il disco ha dei bei ritornelli ma i testi alla fine non sono alla portata di tutti… Sì, sono perfettamente d’accordo. L’unico elemento davvero anti-pop sono i testi e alcune strane variazioni nelle melodie.
I Fabiola, oltre a te, sono composti da Aurélie Muller, Antoine Pasqualini and Lucie Rezsohazy. Presentaceli! Aurélie è una mia vecchia amica, l’avevo sentita in altre band (The Tellers, Soy un caballo, Melon Galia). Suona benissimo il basso ed è molto divertente…con un bel caratterino. Suona anche nei Blondy Brownie. Io e Antoine ci siamo conosciuti invece qualche anno fa in Francia. Mi è bastato parlarci dieci minuti per capire che saremo diventati grandi amici. Siamo capaci di stimolarci a vicenda su tutto: domande, problemi, divertimento, bere e ballare! Guardate l’electro act Monolithe Noir. Lucie è l’ultima arrivata. Mi ha mandato un messaggio su FB chiedendomi se conoscevo qualcuno che avesse bisogno di una tastierista. Ho detto: sì, io! Anche lei è diventata presto un’amica ed è anche la community manager della band…adora fare le stories su IG…io no…
Come mai avete scelto Fabiola come nome della band? Fabiola era il nome della vecchia regina del Belgio ed è anche un po’ il mio nome in versione femminile. Inoltre amo i nomi che finiscono con la (come Red Krayola e… Red Krayola).
Hai cantato in francese, Tedesco ed inglese, quale lingua preferisci? L’inglese. È perfetto come strumento vocale. È come un fiume calmo per la melodia, molto più del francese o del tedesco. È molto più semplice anche per l’accento.
Sei mai stato in Italia? Conosci qualche artista italiano? Sono venuto molte volte in Italia con la mia vecchi band Austin Lace. Abbiamo fatto due tour e registrato il disco a Bologna che è uscito per la Homesleep Music Records. Tra gli italiani ci piacciono la band Yuppy Flu, i Giardini di Mirò e i Peter Kernel.
Spero di incontrarvi preso per prenderci una birra, sarò in tour in Italia a febbraio!
10. Bottom of the Well