Indie Pride rinnova anche quest’anno il suo appuntamento musicale per dire NO all’omofobia, sabato al Tpo di Bologna. Abbiamo intervistato i Keaton, che saranno in consolle, sull’omofobia a Bologna ma anche sui loro nuovi progetti.
Keaton è un nuovo progetto elettronico che sta ancora prendendo forma, dopo l’inizio come band Basterd Keaton. Ricordo che diceste: “Ci piace la melodia ma anche la pacca, non disdegniamo il groove ma godiamo un sacco con le tamarrate”. Sempre d’accordo?
Beh più o meno sì. Alla fine a chi non piace la melodia con un ritmo “muovi culo” e qualche motivetto “incita folle”? Sicuramente ora abbiamo un’idea e un’identità precisa nel suono, abbiamo passato questi ultimi 3 anni a cercare di capire la giusta direzione e a trovare il nostro sound… Abbiamo fatto decine di produzioni e brani non pubblicandoli, ora abbiamo trovato la quadra.
Sarete in consolle ad Indie Pride insieme ai Teppa Bros. Avete già in mente una playlist?
Onestamente no. Vediamo il mood e che fanno quegli altri scriteriati con cui dividiamo la console. Alla fine l’obiettivo resta sempre far divertire e ballare la gente.
Ci sarà spazio anche per qualcuno dei vostri remix?
Sicuro. Abbiamo un remix fatto a Guxi (producer disco-house romano) che uscirà a breve per Garrincha Soundsystem. Quale migliore occasione per testarlo in pista.
Aderire a Indie Pride è una scelta consapevole?
Assolutamente sì. Abbiamo partecipato a praticamente tutte le edizioni da spettatori e ci siamo già accomodati in console nell’edizione al Locomotiv del 2013.
Cosa ne pensate delle adozioni per le coppie gay?
Favorevoli al 200%, il concetto “tradizionale” di famiglia fonda le sue radici su argomentazioni fuori dal tempo e bigotte. Quando senti persone che parlano “dell’importanza dei ruoli” in un contesto familiare, ci viene da rabbrividire.
Cosa significa parlare a Bologna di omofobia?
Parlare di omofobia a Bologna ha probabilmente più valenza che in altre città… Da sempre Bologna è considerata rossa, aperta e ospitale ma nell’interazione quotidiana con qualsiasi tipo di persona (dagli anziani al bar alla gente comune alla fermata del bus) è palese che di omofobia ce n’è tanta e vive nel quotidiano.
Conoscete Immanuel Casto, icona LGBT italiana, che se non sbaglio è proprio di quelle parti?
Abbiamo avuto modo di avere a che fare con lui più volte, sia in studio, durante la registrazione del featuring con Lo Stato Sociale, sia in serata in cui abbiamo chiuso come dj set le date di Roma e Bologna del Pink Tour. Sicuramente un personaggio molte forte e dalla personalità eclettica. I suoi show sono fortissimi.
Non è la prima volta che vi impegnate nel sociale, a maggio se non sbaglio siete stati in Messico, che esperienza è stata?
Un’esperienza molto forte e complessa, difficile riassumere il tutto. Siamo partiti per il Messico con il progetto 20ZLN e il desiderio di capire di più sul Chiapas, sulla rivoluzione del ‘94, su Marcos, sul capitalismo… Abbiamo realizzato un brano “Arte del pueblo” assieme a Costa! e Lo Stato Sociale che raccoglie i suoni e cerca di raccontare una storia su questo fantastico viaggio.
Prossimi progetti? Ha senso un disco per la musica elettronica come la vostra o meglio continuare a lanciare singoli?
L’elettronica vive di una doppia faccia. C’è il lato clubbing e un altro più profondo e intimista. Da sempre e così, tanti big portano avanti da tempi questa “doppia vita”… Gente come Apparat si divide tra dj set alle 4 del mattino in super festival, a esibizioni teatrali e a progetti più complessi e anche più pop come Moderat… Noi continueremo a fare remix ed ep per far ballare la gente nei club ma l’album è un’esigenza imprescindibile per capire a pieno il nostro mondo. Infatti ci siamo quasi, inizio anno prossimo uscirà per Garrincha Sounsystem il nostro primo album.