Dalla sala prove, i mantovani The Izers ci raccontano il loro nuovo Ep “You’ll Probably Never Listen To This”, presentato a novembre al Tom di Mantova in uno dei concerti più belli della loro carriera!
È appena uscito il Vostro ep “You’ll Probably Never Listen To This”, 5 tracce che spaziano dal garage arrivando a tratti alla psichedelia, ma sempre con la chitarra in primo piano. Come sono nate queste canzoni?
“You’ll Probably Never Listen To This” è il risultato naturale della nostra crescita musicale sia come singoli ma soprattutto come band. La maggior parte delle canzoni era in cantiere già da tempo ma sentivamo che non erano ancora pronte al 100%, avevamo la sensazione di poter sfruttare ancora meglio il loro potenziale quindi non abbiamo voluto forzarle e a maggio erano finalmente pronte per lo studio. Le canzoni sono volutamente diverse tra loro ma hanno comunque qualcosa che le tiene unite ed è questo che ci da più soddisfazione, riuscire a dare la nostra impronta pur spaziando tra diversi generi cercando di costruire brano dopo brano il nostro sound. Nel processo di composizione ognuno di noi ha la possibilità di dare il proprio apporto personale e questo ci da l’0pportunità di sfruttare il background musicale di ogni singolo membro e creare qualcosa di nuovo e non necessariamente legato ad un genere in particolare; ovviamente lavorando tutti nella stessa direzione i pezzi come dicevo prima rimangono comunque collegati uno all’altro. Il segreto per noi è la consapevolezza di avere la libertà di poter dare a ogni brano un “colore” diverso in ogni momento della sua creazione e non essere schiavi di un sound in particolare.
Questo è il vostro primo lavoro in studio. Come è stato differente l’approccio?
La decisione di entrare in uno studio professionale è arrivata quando ci siamo sentiti finalmente pronti a fare questo passo. Non abbiamo mai avuto fretta di fiondarci in studio soprattutto per non “bruciare” i pezzi quindi abbiamo aspettato il momento giusto senzaforzare i tempi; tutte le ore in sala prove e tutti i live ci hannofatto crescere molto ma sapevamo che quello non era abbastanza quindi nei mesi precedenti all’inizio delle registrazioni abbiamo lavorato molto e meticolosamente sulla preproduzione dell’Ep in modo da poter lavorare nel modo migliore una volta in studio. Anche durante illavoro a Brescia la concentrazione è sempre stata massima poichè oltre che divertici non abbiamo mai perso di vista l’obiettivo finale, essendo consapevoli che quello è un momento fondamentale per ogni band. Ovviamente è stata un’esperienza fantastica e positivamente faticosa ed intensa, ma nonostante tutto abbiamo cercato di essere sempre professionali per rispetto sia nei confronti di chi lavorava per noi, sia nei confronti di noi stessi per tutto il lavoro e le ore spese per arrivare a quel momento. Giovanni Bottoglia ci ha accompagnato durante tutta l’avventura a “Indiebox Studios” e il merito di buona parte del risultato finale va riconosciuto a lui, grazie Gio!
Qual è stato il vostro concerto più bello?
Siamo tutti d’accordo nel dire che il concerto che ci ha dato più soddisfazioni da quando è iniziato il progetto Izers è proprio il release party di “You’ll Probably Never Listen To This” del 29/11 al Tom di Mantova. Innanzitutto la risposta che abbiamo avuto dal pubblico, numeroso e carico, è stata davvero gratificante, infatti raramente ci è capitato di sentire così tanta energia scorrere verso il palco e credo che questo ci abbia dato la spinta per dare il meglio; il feedback anche nei giorni seguenti è stato davvero positivo e in un certo senso inaspettato e ci ha davvero fatti sentire orgogliosi di ciò che abbiamo costruito finora insieme. Last but not least avendo terminato la creazione dell’Ep a maggio si può dire che avevamo abbastanza voglia (tanta) di poter finalmente condividere dal vivo con le persone il frutto del nostro lavoro quindi essere sul palco quella sera èstato come riuscire a bersi finalmente una bi
rra ghiacciata dopo una giornata d’agosto sotto il sole (che poeta..), una giornata durata 5 mesi..!
E quale quello che vorreste dimenticare?
Qui i pareri erano contrastanti ma alla fine siamo giunti alla conclusione che uno dei concerti in cui ci siamo piaciuti meno è stato l’estate scorsa durante un festival (non vi daremo ulteriori informazioni, tiè!). Una serie di motivi, il Jet lag di 9 ore con “problemi intestinali annessi” (e per citare Michael Stipe “Oh no, I’ve said too much) del sottoscritto (Mat), i 40 gradi all’ombra e il periodo forse fin troppo lungo di astinenza dalla sala prove hanno creato il cocktail perfetto per un concerto “da dimenticare”. Ovviamente questo è stato un nostro pensiero personale, condivisibile o meno, però questa è una delle nostre caratteristiche principali, cercare sempre di dare il meglio dentro e fuori dal palco. Da quella serata abbiamo comunque portato via ottimi spunti di riflessione per migliorarci quindi non è stato proprio un concerto da dimenticare del tutto, “errando discitur” (si lo so, qui ho esagerato).
Ad ottobre avete vinto lo SputnikRock. Quali altri band avete conosciuto? Qual è stato il vostro premio?
SputnikRock è stata una gran bella esperienza sotto tanti punti di vista (tranquille non ve li elenco, potete tirare un sospiro di sollievo). Abbiamo conosciuto molte band da diverse parti d’Italia, Kaiseren, Neurodeliri e River (solista) per citarne alcune ed è stato bello vedere che comunque la competizione anche nel nostro ambientepuò essere sana, cosa che purtroppo si vede raramente. Il premio sostanzialmente è la possibilità di poter “portare in giro” il nostro progetto attraverso concerti e interviste o recensioni e quindi none essendo nulla di “tangibile” non è stato immediato ma ha bisogno di lavoro da parte degli organizzatori, speriamo di poterlo sfruttare il prima possibile!
Franz Ferdinand, Artic Monkeys, Kaiser Chief: la vostra musica si inserisce in un filone ben preciso, esplorato molto più all’estero che in Italia. Come è nata questa decisione?
Domanda difficilina.. Non saprei dire il perchè, probabilmente siamo figli (musicalmente parlando) di questo filone di artisti che dai primi anni ‘2000 hanno creato quello che poi è diventato un po’ il genere della nostra generazione. “Is This It” ad esempio, e non è una novità, ha dato il via a molti progetti musicali, chiedere per ulteriori informazioni a Turner & co., e come esso tanti altri album e artisti di quegli anni, noi siamo semplicemente cresciuti con loro. Come però dicevo prima non ci piace rimanere legati a un genere in particolare quindi la nostra non è stata una vera e propria decisione, facciamo semplicemente quello che sentiamo più nostro.
Raccontateci la vostra Mantova!
Avete presente quelle persone che rinunciano a fare il grande passo nella propria vita un po’ per insicurezza e un po’ per paura di osare nonostante abbiano tutte le carte in regola per farlo? Ecco questa è un po’ Mantova, un “paesone” che da tanto tempo sembra rinunci a diventare una città, un peccato.. Ovviamente ci sono tantissime cose fantastiche e che molte altre città ci invidiano e appunto per questo da parecchi anni ho l’impressione che tutto il potenziale che Mantova ha rimanga inespresso ma sono sicuro che le cose prima o poi cambieranno. Rimane comunque tra le più belle città d’Europa (e non lo dico perchè ci vivo) quindi la speranza è di vederla rifiorire non solo per i turisti ma anche per i mantovani!
Ora dove porterete le vostre canzoni in tour?
Tour è una parola grossa (ahah), siamo sempre in fase di organizzazione date quindi le cose da questo punto di vista per noi evolvono giorno per giorno. Nei prossimi mesi abbiamo già alcune date fissate soprattutto in Nord Italia e stiamo organizzando per altre serate quindi stay tuned! (lo so è un cliché ma sta sempre bene). Una menzione speciale va alla la prima edizione del “Suburban Pop Festival” a cui parteciperemo il 14 Maggio a Mantova e al quale vogliamo invitarvi calorosamente essendo un progetto a cui partecipiamo non solo come band e speriamo diventi una bella realtà per la nostra città e non solo.