Questa settimana è uscito sul Corriere della Sera un articolo intitolato “Gli alternativi da classifica” (firma Stefano Landi) dedicato a quelle band che stanno dimostrando che non serve provenire dalla TV per vendere dischi e passare in radio. Già nel 2014 un giornalista de Il Giornale, Paolo Giordano, scriveva che si stava facendo strada una nuova generazione di cantautori italiani determinata ad uscire dal cosiddetto circuito underground, riservato a pochi appassionati, per presentarsi nelle posizioni più alte della classifica FIMI. Parlava di Luci della Centrale Elettrica, Dente, Brunori, tutti rigorosamente vintage e forse fin troppo legati ai cliché delle epoche precedenti.
In realtà qualcosa era cambiato già dopo i primi 2000 quando Warner aveva puntato sui Baustelle e Il Teatro degli Orrori pubblicava “Dell’impero delle tenebre” facendo passare in radio “La canzone di Tom” (2007). Qualcosa era cambiato o forse, semplicemente, noi eravamo diventate abbastanza grandi per accorgerci che c’era un mondo ben più complesso oltre le quattro note di Ligabue e i sentimenti dei Lunapop. La nostra storia preferita, poi, è la parabola di “Il sorprendente album d’esordio de I Cani” (2011), semplice quanto geniale riflessione sul significato dell’immagine ai tempi dei social, che entrava in classifica iTunes e si faceva notare al Tenco. Quindi, quando oggi il Corriere parla di THEGIORNALISTI, Ex-Otago, Motta, Calcutta,…non ci racconta nulla di nuovo e purtroppo non ci fa sperare in nessun cambiamento. Il primo posto della classifica FIMI negli ultimi mesi se lo sono divisi il cofanetto dei Pooh, il packaging buon natale di Vasco e Benj&Fede. Perché, secondo noi, la bellezza di canzoni come “Cara catastrofe”, “Velleità”, “E lei venne!” è destinata ad essere amata profondamente in cuffia o in un club denso di fumo, perché le parole di Motta non finiranno in un meme su Facebook e invece Manuel Agnelli a X Factor, Cosmo nel disco di Boosta e Calcutta in quello di Fedez e JAx ci faranno comunque sempre sentire a disagio.