Vedere i Massimo Volume suonare in un teatro sottolinea la lontananza dello spettatore dall’attore. Forse se ne rende conto la band che, nonostante la sala piena, suona come se fosse chiusa in sala prove, mentre Mimì si ferma ad ogni canzone alzando la testa solo per pronunciare un leggero “grazie”. Ma il pubblico del Teatro Auditorium di Milano aspetta questo concerto da quando ha ascoltato l’ultimo bellissimo disco “Il Nuotatore” e applaude entusiasta dopo ogni brano, elogiando l’integrità artistica di un gruppo che a 25 anni di carriera scrive ancora poesie indelebili.
Si comincia alle 21.30, il tempo di far entrare tutto il pubblico, con “Litio” e quelle “cattive abitudini quasi sempre appagate”, per poi passare subito al nuovo album. Introducendo “Nostra Signora del caso” Emidio è il primo a ricordare quanto sia bella questa nuova canzone, parlando di “Fred” racconta molto velocemente come sia nata a Venezia nel 1984, “La ditta di acqua minerale” invece deriva dalla storia di Zio Alberto che non poteva giocare a carte con i nipoti da piccoli, perché a carte aveva perso tutto. Tra le perle “Silvia Camagni” e “Il primo Dio”. Non fanno niente dal primo disco “Stanze”.
Insieme a Vittoria e Egle, c’è una nuova chitarrista, Sarà Ardizzoni, che ben si amalgama con il suono della band. Emidio ha il cappello sulla testa e la fede al dito che risplende ogni volta che alza la mano per indicare un’umanità nata e cresciuta nella sua testa. Per tutto il concerto le storie dei personaggi si intrecciano portandoci lontano in un mondo sofferente e rilassato allo stesso tempo. Alle 22.30 dopo un’ora di live, i Massimo Volume escono per rientrare subito e fare il bis. Qualcosa va storto prima di cominciare con il terzo pezzo del bis “Qualcosa sulla vita” e, proprio in quel momento di esitazione, chi conosce i Massimo Volume capisce che questa sera sono terribilmente a loro agio, che si stanno perfino divertendo.