Probabilmente siete arrivati fin qui attratti dalla surreale copertina di questo secondo disco dei Nadiè “Acqua alta a Venezia”, realizzata da Gianpiero Leone. La band siciliana raccoglie in 10 istantanee rock la degenerazione del nostro Paese che aggredisce anche la cultura e la bellezza. Una metafora per dire che il limite è stato superato ma che non basterà mettere delle passerelle per far camminare i turisti, questa volta serve un progetto serio.
La tracklist di “Acqua alta a Venezia” vibra di collegamenti interni che se da un lato non rendono il disco un concept-album vero e proprio, dall’altro lo rafforzano in quanto a coerenza e compattezza d’intenti. Ci sono connessioni fra brani più decisi come “Dio è Chitarrista”, “Solo in Italia si applaude ai funerali” e “Bandiere a mezz’asta” che riguardano in modo esplicito uno scenario “politico”. Altri leggermente più lenti, come “Fuochi” o “La bionda degli Abba”, si focalizzano invece su aspetti più intimi, mentre “Gli Sposi” e la title-track riguardano in toto il disfacimento dei rapporti umani. Un aspetto evidente anche in due manrovesci di psichedelia e sarcasmo come “Conigli” e “Breve esistenza di un metallaro” ma pure nell’urticante “In discoteca”.
Insomma, affogare per poi riemergere.