Articolo di: Danda
Se dicessimo che l’industria del rap italiano è coordinata all’incirca da una ventina d’anni da una donna, potrebbe sembrare un’affermazione surreale. Come dichiarato da Marracash, “Il lavoro di Paola ha colmato una delle lacune più grandi che questa scena ha sempre avuto e tutt’ora ha: l’assenza di management professionali”. Quando il rap era confinato ad uno status underground e nessuno aveva ancora osato renderlo accessibile a tutti, Paola Zukar è riuscita, prima tra tutti, a portare il genere nel mondo mainstream e a fare dell’hip hop la propria professione…in un contesto in cui i rapper italiani degli anni ‘90 avevano sfondato le classifiche nazionali, facendo compromessi e riadattandosi al pop.
Ma andiamo in ordine. A partire dal 1995, Paola è corrispondente dalla Svizzera di Aelleanza “Aelle” Latina, rivista rapcentrica all’avanguardia, molto più attenta ai contenuti che alla forma. Durante questo periodo è riuscita a portarsi a casa interviste esclusive, delle più ambite rap star statunitensi: Jay-Z, Tupac, A Tribe Called Quest, Ol’ Dirty Bastard. Come detto, Aelle, non dava troppo importanza alla forma e probabilmente era così lungimirante da essere comprensibile da pochi in un Italia non ancora matura.
“Aelle” deve chiudere.
Ma, per la Zukar, non è motivo di perdere la fiducia riposta nell’hip hop. Nei primi anni 2000 entra in Universal Italia. Da lì, l’intuizione, la sfida: voler introdurre nel roster un rapper marchigiano con cui negli anni aveva avuto un intenso scambio di demo. Nel 2005 fonda la Big Picture Management e Fabri Fibra diventa la prima grande scommessa riuscita (nel 2006 è il primo rapper italiano di Universal) seguiranno Marracash, Clementino, Moreno e la new entry di origini nigeriane Tommy Kuti. Oltre al ruolo di manager, continua a collaborare con diverse case discografiche come consulente artistica.
La Zukar riporta ora in una autobiografia l’esperienza vissuta dal 2006 al 2016. Dieci anni fatti di alti e bassi, intoppi, sofferenze, ma soprattutto la scalata e il successo nel diventare una delle persone più rilevanti della scena. Nasce così, “RAP- Una Storia Italiana” (Baldini&Castoldi) in cui viene affrontato il passato, ma anche il presente; se e come un rapper possa sfondare nel contesto odierno. La grande diatriba tra mainstream, sinonimo nell’ultimi anni di bassa qualità, e underground. Infine il futuro: quali sono le sfide successive per la stessa, e per le future promesse dell’hip hop italiano. Intanto aspettiamo il nuovo album di Fabri Fibra.