Pierotten. Ne è rimasto molto più di quel che pensavo. “Non credevo di arrivare a trent’anni“, dice nel libro scritto con Massimo Cotto. E invece oggi, sul palco dell’Alcatraz, Piero Pelú ne ha cinquanta e li porta sempre avvolti in pantaloni stretti e gilet di pelle, divinamente. Comincia con Io ci sarò, passa per Fata Morgana e Il mio nome è mai piú, arriva ad una versione punk de Il Pescatore per poi trovarsi a suo agio nella cover di Paranoid. Salta, tira fuori la lingua, è un toro impazzito che urla sentenze di insostenibile leggerezza su Renzi e sulle tasse, urla “stay rock“ e si lancia sui fan. Pochi in questo caso, ma buoni. Divide il palco con Manuel Agnelli, li accompagna anche dottor Ringo e tra la folla ci sono più amici e musicisti di quanti se ne vedono alle iniziative di beneficenza. Con Manuel, Piero canta Male di miele e Pugni chiusi, stretti sul palco, abbracciati, capelli lunghi che si intrecciano, voci che si uniscono, fotografi impazziti. Vedi subito che Piero si diverte, è solo un uomo su un palco che ha voglia di far casino, tanta quanta ne aveva ai tempi dei Litfiba.