Venerdì esce “Overnight”, l’album di debutto dei Vanarin, band bergamasca seguita come manager da Roberta Sammarelli (Verdena).
La formazione ha all’attivo un EP omonimo pubblicato lo scorso anno, a cui è seguito un lungo tour in Italia, dove ha aperto anche ai concerti di Thurston Moore, Fast Animals and Slow Kids, Pan del Diavolo e C+C Maxigross. In realtà, come si capisce subito da “Overnight” che abbiamo ascoltato in anteprima, la naturale collocazione dei Vanarin è all’estero, probabilmente a New York dove la fusione di generi unita all’accortezza negli arrangiamenti sappiamo è sempre apprezzata.
Il fatto è che quest’album è caratterizzato da un forte ecclettismo, tenuto assieme solo dalla voce di David Paysden (madrelingua inglese, nato Brighton e cresciuto a Manchester, che non guasta). Si sentono le influenze più disparate, dai Beatles ai Tame Impala ai Gorillaz. Si passa da “Tulpa” a tratti beatlesiana, a “Step in the light” molto hip hop, al groove r’n’b di “Lose My Cool”. Ci sono arrangiamenti corali e momenti di pura psichedelia, ma anche contaminazioni della black music degli anni ’70.
Si sente una certa urgenza nel fissare un lavoro molto curato negli arrangiamenti e ispirato, forse si deve superare il fatto che tanti generi convivano e vederlo come punto di forza invece che come un limite nel raggiungere uno stile preciso. Come ha scritto David Byrne nel suo libro “Come funziona la musica” è legittimo mischiare senza porci dei limiti.
Vanarin è un progetto nato a Bergamo nel 2015, dall’incontro fra il cantautore inglese David Paysden (voce, chitarra, tastiere), Marco Sciacqua (chitarra, basso, percussioni, seconde voci), Giuseppe Chiara (in tour con i Verdena, voce, chitarra, tastiere), Massimo Mantovani (voce, basso, chitarra) e Marco Brena (batteria, percussioni).
“Overnight” esce su Woodworm Label.
La nostra preferita: “Lose My Cool”.
Pop vena psichedelica anche un po’ di funk.