BENEDETTI, è il progetto esordiente del cantautore varesino Paolo Benedetti: una voce morbida ed empatica che nel primo singolo “Rain Man” si fonde con lo stile indie folk per regalare paesaggi sonori dalla grande portata emotiva. Attinge a piene mani dalle sonorità folk statunitensi che unisce a testi dal sapore onirico e sfumature pop. Con lui abbiamo parlato della città e di come viverla, tra Varese e Milano.
Cosa ami di Varese?
Probabilmente il centro di Varese è ciò che si avvicina di più alla mia idea di città, non troppo desolata, ma nemmeno troppo caotica; è una città che offre tantissima varietà, piena di sfumature ed angoli nascosti dal sapore romantico. Nonostante sia abbastanza grande e popolata, riesce a trasmettere un clima particolare, anche dovuto alla natura che la circonda.
Una città circondata da grandi laghi… Fin da piccolo sono stato abituato a passare le calde domeniche estive passeggiando per le città che costeggiano i laghi della provincia (in particolar modo il Lago Maggiore); con il tempo ho imparato ad apprezzare la bellezza di borghi come Arona, Angera o Orta San Giulio. Sono bellissimi anche i paesi intorno a Varese… Ce ne sono veramente tantissimi, se dovessi sceglierne solo uno probabilmente direi Castiglione Olona. Campo dei Fiori, è un must per chi si trova nella zona di Varese e ama la natura.
Dove preferisci scrivere?
La maggior parte del lavoro lo faccio a casa, mentre sono chiuso in camera e ho la certezza di non essere disturbato. Detto ciò, non ho un metodo fisso per la scrittura, a volte parto da qualche appunto preso velocemente fuori casa, a volte improvviso dal nulla.
La confusione di quale città ha ispirato “Rain Man”?
La canzone è nata in un periodo in cui frequentavo quotidianamente Milano, città tanto romantica quanto frenetica, con la quale ho sempre avuto un rapporto di amore e odio. La sensazione di essere parte di una folla in costante movimento, sommata alla paura di rallentare o di “uscire dai binari” in qualche modo, hanno dato vita a Rain Man.
Ho sempre apprezzato il quartiere di Brera che, pur essendo praticamente in centro, mi ha sempre dato l’impressione di non avere niente a che fare con il resto della città. Dei pochi musei che ho visto a Milano, quelli che non mi hanno mai deluso sono stati il Museo di Storia Naturale, la Fondazione Prada ed il MUDEC.
E hai mai visitato qualche chiesa di Milano? Che rapporto hai con la religione?
Sono sempre stato affascinato da qualsiasi cosa in grado di resistere al cambiamento ed al passare degli anni, senza perdere minimamente di bellezza e carattere; allo stesso modo sono affascinato dalle chiese, dall’architettura, dagli affreschi. Non mi tiro mai indietro dal visitarle, nonostante non sia credente.
Sei favorevole allo smart working oppure oscura parte della bellezza di Milano?
Sono assolutamente favorevole allo smart working; a parer mio dovrebbe essere di base un’alternativa disponibile per qualsiasi lavoro che lo permetta, così come dovrebbe stare al lavoratore la scelta di poter stare a casa (per motivi personali e non) o di godersi il viaggio per andare in ufficio.
Il tuo bar preferito.
L’importante è che faccia un buon caffè, accompagnato da un bicchiere d’acqua (fondamentale) e che ci siano gli amici. Non amo particolarmente le abitudini.
La tua libreria.
Non ne ho una preferita, mi innamoro a prescindere di ogni libreria in cui riesco a mettere piede; è uno di quei luoghi in cui il tempo si ferma e riesco a staccare da tutto quello che mi circonda, indipendentemente da dove mi trovi.
Il tuo negozio.
Probabilmente qualsiasi negozio di dischi che abbia una sezione folk abbastanza fiorente.