Esce ufficialmente il brano Reflektor, anticipazione dell’omonimo album degli Arcade Fire previsto per il 29 ottobre.
La band canadese dal suono poliedrico fa parlare di sé con un singolo di più di sette minuti annesso ad un video che appare complesso da decifrare. Il brano è stato anticipato da un’operazione di marketing che ha visto numerose città riempirsi, per tutto agosto, di graffiti raffiguranti un diamante inscritto in un cerchio con le lettere di “Reflektor” e poi raccolti in un account Instagram creato ad hoc.
E prima ancora di dare uno sguardo alla musica, ci soffermiamo proprio sull’aurea di esoterismo che aleggia sulla nuova produzione. Reflektor, infatti, viene messo online alle nove, del nove, del nono mese dell’anno; il furgone che attraversa una strada in notturna per tutto il video riporta la scritta “nine”. Il nove è il numero che simboleggia i mesi della gestazione, quindi la creazione, ma con proprietà di permanenza: non si trasforma mai del tutto ma conserva uno stato fisso e immutabile. Che gli Arcade Fire abbiamo dato uno sguardo agli insegnamenti di Pitagora o meno, poco importa, perchè certamente, l’utilizzo della simbologia non è un caso.
A questo aggiungiamo il leitmotiv del singolo: lo specchio. Dal titolo del brano, alle sembianze dell’ “alieno” onnipresente nel video, fino ai frammenti di specchi che gli stessi Arcade Fire tengono in mano. Lo specchio reppresenta da sempre la consapevolezza del sè. E’ come se Reflektor parlasse di una cospirazione i cui dettagli sono scritti con inchiostro invisibile sotto il manto riflettente del video.
Si comincia con un rullante che delinea il groove principale assieme ai tom mentre la comparsa disorganica dei synth dipinge uno scenario che ben si adatta a trattare il tema dell’al di là. Le voci di Win Butler e Régine Chassagne appaiono soffocate, quasi il canto derivasse dalla mancanza d’aria. Il suono è monumentale e urgente, nel complesso trattiene le caratteristiche degli Arcade Fire, con la classica costruzione melodica, i cori, il ritornello incisivo con le solite percussioni. Si apre però a nuovi orizzonti con sbrilluccichii come la voce di David Bowie, i fiati e le percussioni con lo zampino “tribali” del produttore James Murphy (LCD Soundsystem). Ed è proprio Murphy a rivelarci qualcosa sull’album nel complesso: “It sounds like Arcade Fire in the way that only Arcade Fire sound like Arcade Fire, you know? It’s really fucking epic. Seriously. I mean, I feel at this point like I’m too close to it to really talk it up and do it justice, you know?”
Ed è per tutto questo che Reflektor non è una soundtrack ma è musica come questione di vita o di morte, come arte che è il riflesso (allo specchio) dei nostri progetti e PREconcetti.