Vadoinmessico è un nome che non si dimentica e racchiude nel suo nonsense goliardico tutta la vitalià di questa band emergente che fa base a Londra. Cinque ragazzi di origine geografica diversa, stanno facendo parlare di sè dall’uscita dell’album d’esordio Archeology of the future (marzo 2012) con sempre maggior entusiasmo. Durante il tour europeo li abbiamo contattati per scoprire qualche storia in più e ci ha risposto Giorgio Poti che tra le date del tour ci ha concesso una magnifica intervista che non ha avuto bisogno di ritocchi.
La formazione originale dei Vadoinmessico comprende te (Giorgio), Stephan e Salvador. Vi siete conosciuti in un College londinese. Ti va di raccontare come è andata?
Quando mi sono trasferito a Londra nel 2006 non conoscevo nessuno e non parlavo mezza parola di inglese. Avevo appena compiuto vent’anni ed ero arrivato in Inghilterra seguendo la ragazza con cui stavo all’epoca, che aveva ottenuto un posto in una prestigiosa università della città. Decisi di studiare anch’io, puntavo in alto, alla Guildhall School Of Music and Drama, ma per essere ammesso lì avevo bisogno di un po’ più di tempo per prepararmi all’esame e imparare la lingua. Così frequentai un corso di musica in una piccola scuola vicino London Bridge. Fui ammesso direttamente al secondo anno, con tutte le difficoltà che la cosa comporta, ovvero arrivare a settembre in una classe di una trentina di persone che si conoscono già tra loro, senza essere in grado di parlarci, perché come ho detto il mio inglese non era granché. Comunicare con me richiedeva un certo livello di pazienza, nonché di fantasia per riformulare frasi e domande che non riuscivo a capire al primo tentativo. Però c’era un tizio, uno spilungone messicano, che per qualche motivo mi aveva preso in simpatia. Fu colpito dalla giacca di pelle che mi ero portato dall’Italia. Pranzavamo spesso insieme tra una lezione e l’altra, per lo più in silenzio. La sera mi invitava alle feste con i suoi coinquilini, e io ci andavo e imparavo a parlare. Si chiama Salvador, e da quell’amicizia silenziosa sono nati i Vadoinmessico. A scuola c’era anche un ragazzo austriaco, Stefan, e anche con lui ci si capiva bene senza troppe parole, era uno di quelli che ti fanno piegare in due ogni volta che aprono bocca. Lo invitammo a suonare con noi. Col tempo mettemmo su una breve scaletta, venti minuti al massimo, e con quella cominciammo a fare le prime serate, con l’aiuto di amici sempre diversi alla batteria.
Poi si sono aggiunti Alessandro e Joe. Avete così dato vita a una band eterogenea dove ogni membro
appartiene ad una cultura diversa.
Sì, dopo circa un anno si é unito a noi Alessandro, che era al liceo con me a Roma, e qualche mese più tardi é arrivato Joe, alla batteria. Inizialmente Salvador ed io ci siamo scambiati un po’ di cose dei nostri paesi d’origine, mi ricordo in particolare che lui mi fece ascoltare alcuni pezzi di Chavela Vargas, e io gli risposi a botte di Piero Ciampi e Paolo Conte. Poi da lì di musica ce ne siamo scambiata moltissima, tra tutti noi, e continuiamo a farlo.
La vostra musica è basata su ritmi marcati che ricordano l’alternative folk e il psychedelic rock. Oltre a chitarra, basso, batteria e keyboard quali strumenti insoliti usate per creare il vostro personale sound?
Usiamo diverse tastiere giocattolo, alcune anche dal vivo e siamo grandi amanti dei rumori di uccelli, che abbiamo campionato e inserito in alcuni pezzi del disco. Anche il nostro set di percussioni non é dei più tradizionali: come rullante usiamo un tamburo con un piccolo splash tenuto su con dello scotch. Facciamo largo uso di Deluxe Memory Man, sul palco ne abbiamo tre.
Da quanti anni suonate assieme?
Salvador, Stefan ed io abbiamo iniziato nel 2007, poi per i primi tre anni le cose si sono mosse molto lentamente, anche perché studiavamo tutti e non avevamo molto tempo libero. Dal 2010 abbiamo iniziato a lavorare al progetto più seriamente, registrando e producendo da noi il disco uscito a Marzo.
Chi scrive i testi?
Fino ad ora della scrittura dei pezzi mi sono occupato io, ma speriamo in futuro di avere più tempo da trascorrere in studio tutti insieme.
Da poco è uscito il vostro primo album “Archeology of the future”. A cosa si deve l’ossimoro del titolo?
Alla confusione del concetto stesso che esprime. L’archeologia del futuro avviene nell’unico tempo non esplicitamente menzionato, ovvero nel presente, l’unico che ci concede libertà di azione e di sensazione, quindi l’unico entro cui possiamo provare una nostalgia così totale da comprendere non solo il nostro passato, ma anche il futuro e quindi noi stessi. Mancarsi, in senso grammaticalmente riflessivo… Ci piace anche l’abbacchio a scottadito e la parmigiana di melanzane.
Sempre parlando dell’album vorrei sapere quale pensate sia il vostro target di riferimento. Per chi scrivete la vostra musica e per quale pubblico vi capita di suonare?
Nel momento in cui si scrive, o si intraprende qualsiasi altro tipo di attività creativa, il fine esclusivo del proprio lavoro deve sempre e necessariamente essere il proprio diletto. Il momento creativo é il momento dei dilettanti, e non può essere altrimenti. Per questo mi sento di dire che la nostra musica é scritta per il nostro divertimento. Poi il tipo di pubblico per cui ci capita di suonare é piuttosto vario, ed é difficile trovare un comune denominatore tra le persone che vengono ai nostri concerti.
Ci sarebbe ancora molto da dire, ma vi lascerei con un’ultima domanda che riguarda l’ispirazione. Da chi, o da cosa, prendete ispirazioni per i vostri testi e per gli arrangiamenti?
I testi in genere sono piuttosto autobiografici e alludono, spesso in maniera astratta, alla mia vita e alle persone che incontro, o ai luoghi che frequento. Per quanto riguarda gli arrangiamenti cerchiamo sempre di stare alla larga dai “generi”, ovvero di non cadere in troppi cliché stilistici, o quantomeno di caderci in modo il più possibile personale e onesto.
Band interessante…
Come tute le musiche non conosciute ha bisogno di essere sentita…
Brava per l'intervista! Complimenti!
…anche se non sono molto afferrato di musica moderna, apprezzo il vostro intervento giornalistico sulla band…volevo iscrivermi al vostro blog, ma non vedo il gadget…ciao ragazze, venite a trovarmi…un abbraccio…
Sono blum di "…Killed my family and hit the road". Il blog si è trasferito su Facebook http://www.facebook.com/KMFAHTR
Ciao Sergio, il form si trova a destra in una colonnina checompare e scompare! abbiamo notato che alcuni browser non la leggono, forse per quello non l'hai vista…con google chrome funziona! grazie a presto!
Ciao ti ringrazio per la visita e il commento…Complimenti per il tuo blog.
Passa a trovarmi quando vuoi!
….ciao M.M, il modulo l'ho trovato e mi sono iscritto, grazie….complimenti per il vostro blog di estremo interesse…e uno a voi che siete molto attraenti…alla prossima….ps: ma a voi piace la poesia?…